Viaggiatori Straordinari di Marco Valle – Recensione


Viaggiatori Straordinari Recensioni

Viaggiatori Straordinari, una citazione:

“Nella nostra galleria vi è un nome che brilla su tutti: Pietro Savorgnan di Brazzà. Il conte esploratore – e anche marinaio, viaggiatore, amministratore, reporter, idealista – rimane un personaggio leggendario, unico. Friulano a tutto tondo ma casualmente nato presso Roma a Castel Gandolfo il 25 gennaio 1852, conquistò per la Francia un impero all’Equatore. Senza armi, senza violenza, nel rispetto degli africani e con gran dispetto degli affaristi di Parigi.”

La figura dell’esploratore conobbe nell’Ottocento la sua consacrazione definitiva.

L’iconografia popolare racconta le gesta di uomini alla conquista di immensità sconosciute, muniti di casco coloniale e di una mappa, un sestante o un fucile.

Un ritratto eccezionale, ma ingenuo.

Nella realtà, gli esploratori furono espressione di un’epoca, con una precisa funzione sociale e politica: informare i contemporanei sullo stato del mondo, cercare risorse, fondare colonie.

Al tempo stesso, però, dai loro diari traspaiono uomini inquieti, a disagio se non in totale rottura con le società cui appartengono.

Nelle «terre incognite» gli esploratori cercavano non solo fama e ricchezze, ma la possibilità di dare un senso alla propria esistenza.

Di quell’epopea il cinema e l’editoria hanno consegnato una lettura quasi esclusivamente anglosassone, imperniata sui nomi di Livingstone, Stanley, Burton, Speke.

In Italia, per una strana ritrosia, sulla grande stagione dell’esplorazione per decenni si è preferito glissare.

Marco Valle si è messo sulle tracce di quella «comunità avventurosa» italica che percorse le zone più selvagge e inesplorate dei cinque continenti.

Da Ippolito Desideri in Tibet a Giacomo Beltrami alle sorgenti del Mississippi; da Orazio Antinori a Giacomo Doria a Luigi Amedeo di Savoia fino a Odoardo Beccari nel Borneo, Giacomo Bove in Patagonia, Pietro Savorgnan di Brazzà in Congo, Guglielmo Massaja e Vittorio Bottego in Abissinia, Giovanni Miami sul Nilo, Giovan Battista Cerruti in Malesia.

E ancora, nel Novecento, Alberto de Agostini in Patagonia, Raimondo Franchetti in Dancalia, Giuseppe Tucci in Asia e Ardito Desio nel Sahara.

Fino a oggi, con Samantha Cristoforetti nello spazio, continuatrice della saga dei nostri «capitani coraggiosi».

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Marco Valle è un ricercatore inquieto e un viaggiatore curioso. È stato capo redattore di Qui Touring e ha diretto riviste di viaggi.

In tutti i protagonisti raccontati in Viaggiatori Straordinari notiamo una capacità di avvicinarsi in modo originale e rispettoso a popoli e culture infinitamente diverse.

A differenza dei loro colleghi inglesi o francesi, i nostri pionieri abbandonarono l’iniziale sguardo positivista ed eurocentrico per acquisire una nuova e differente consapevolezza del mondo e delle sue genti.

Esemplari, in tal senso, la sensibilità, la cultura enciclopedica e le sfide intraprese nel Novecento da studiosi come Tucci e Desio nei quattro angoli del globo.

Marco Valle ci racconta un percorso esistenziale e letterario lungo traiettorie orizzontali e verticali, un’originale combinazione di figure diversissime per carattere, indole, mete e progetti.

Quello che giunge al lettore è “una piccola, grande epopea scritta e vissuta da scienziati visionari, da coraggiosi missionari, da pionieri scalcagnati, da soldati allergici alle caserme, da tormentati aristocratici, da squattrinati esuli, da strampalati “insabbiati” su spiagge lontane: tutti spiriti irrequieti, personaggi irregolari, fascinosi, valorosi e tragici”.

Se avete mai sognato di essere come i protagonisti dei libri di Verne, Salgari o Stevenson, questo libro fa per voi.

Ma, soprattutto, Viaggiatori Straordinari ci restituisce una galleria di esistenze eccezionali in cui ritroviamo un pezzo di memoria italiana.

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