Caìgo di Michele Carpinetti – Recensione

Caìgo di Michele Carpinetti – Recensione

Caìgo di Michele Carpinetti appassiona. È un romanzo politico che si confronta con l’incertezza dei tempi contemporanei. Con la nostalgia del passato e con la speranza che non deve mai mollare la mano del futuro.

Parla a chi è stato deluso dalla politica e scuote chi oggigiorno la capisce poco, ma soprattutto la sente poco.

«Probabilmente, esclusi i veneziani, la parola caìgo è sconosciuta ai più. La lingua italiana la traduce con nebbia, foschia. Ma il caìgo che avvolge le terre venete nella stagione invernale o la laguna di prima mattina, per chi lo ha incontrato o attraversato, significa suggestione e unicità… È una metafora della vita priva di certezze, è il vagare senza un approdo sicuro, la solitudine che crea angoscia, la speranza che l’incognito si diradi e spunti presto il sole.»

Avanziamo nel Caìgo appunto alla ricerca di risposte, adeguando le nostre domande alla vita.

Libro ambientato a Venezia ai giorni nostri, racconta le vicende di Eraldo, che ha ottant’anni ed è un maestro d’ascia, l’antico mestiere di costruttore di gondole. Fu il padre, operaio dell’Arsenale a indirizzarlo a quest’arte antica, tramandata di generazione in generazione.

Succede per caso, un giorno il nostro protagonista ha un incidente, la sua mente, la sua memoria sono compromesse. Si ritrova catapultato negli anni’50 quando era anche un attivista del partito comunista locale. E ha una missione da svolgere, in difesa della Repubblica Italiana: andare a Roma da Palmiro Togliatti.

In Caìgo, pagina dopo pagina, scopriamo che Eraldo ha tante anime. Quella del sapiente che forgia il legno e quella del rivoluzionario che ha combattuto e si è schierato per i propri ideali. Che ha affrontato da sempre ciò che è più difficile: la verità.

Il medico, gli amici decidono di assecondarlo. Si dia il via al piano quindi: raggiungere la capitale a ogni costo. Ha così inizio il viaggio e come? A bordo di una Trabant! ovviamente.

Eraldo è accompagnato in quest’avventura dal nipote Nevio e dal suo amico Guido. Si ritroveranno tutti e tre, ad attraversare “lo stivale” e il tempo. Percependo gli stessi malumori, le difficoltà, i sogni infranti delle generazioni passate. Ripercorreranno un pezzo di storia d’Italia: tra un equivoco e l’altro, tra un comizio di destra scambiato per uno di comunisti, tra una manifestazione e una festa del Partito Democratico.

«Senza accorgersene, avevano superato barriera del tempo, ed erano finiti in un non luogo dove le ideologie si annullano nel gioco delle parti, che porta al fraintendimento reciproco di chi si pensa sia l’altro»

La compagnia avrà modo di vivere ogni evento, ogni incontro con gli occhi del maestro d’ascia, quelli da “compagno” degli anni’50. Tutto diventa carico di significato, nostalgico. Ma non solo anche portatore di fiducia, forse tra mille contraddizioni in questo nostro paese la volontà di cambiare non è totalmente spenta: di rendere equo un salario, di rispettare i diritti, di lottare per ciò che è giusto.

Riuscirà il nostro protagonista ad arrivare a Roma? E ad aspettarlo ci sarà forse qualcosa di ancora più rivoluzionario?

«Nevio pensò che lo zio aveva maledettamente ragione, le stesse ingiustizie del ’51 erano tutte ancora lì; in modo diverso forse, ma di sicuro la società che lo circondava quelle contraddizioni non le aveva affatto risolte. L’unico fatto incontrovertibile era che Togliatti era morto da cinquant’anni, ma gli ideali e i valori della sua missione continuavano ad avere senso, cazzo! Questa era la sola cosa che contava.»

Questo romanzo va letto: il ricordo diventa un gancio formidabile e ci proietta con forza nel nostro presente. E accende parola dopo parola il desiderio di non arrendersi mai. Nonostante tutto. Se vuoi puoi comprarlo QUI.

CAÌGO – NARCISSUS – 2015

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